martedì 27 maggio 2008

Michael's gate


Questa immagine e' dotata di un grosso potere, io l'ho provato e la mia vita e' cambiata. ho la necessita' di condividere con tutti questa cosa, perche' all'inizio ero cosi' scettico e lontano da mondi di questo tipo e ci scherzavo sopra, ma un giorno in un momento di totale disperazione ,e smarrimento ,ho dato retta al sensitivo che mi aveva consigliato di usarla e dopo un mese tutti i miei problemi sono svaniti. Non stiamo parlando di volgari speculazioni da cartomanti truffaldini non ci sono soldi da versare ma solo a risultato ottenuto dovete mandarmi la vostra esperienza solo questo. Ora vi invito se volete partecipare a questa esperienza di scaricarvi la foto di questo quadro e porla in un posto dove nessuno tranne voi puo' vederla e quando ne avrete bisogno dovete accendere un candela rossa e focalizzare la vostra attenzione sul quadro per 33 minuti pensando intensamente quello che desiderate. All'inizio sarete distratti da mille stimoli ma con l'allenamento riuscirete a concentrarvi se lo farete con fede l'angelo occulto che si cela dietro questi colori vi apparira' ( solo allora potrete chiedere quello che vi interessa) e voi assisterete a un vero miracolo,il cambiamento totale della vostra persona diventerete piu' positivi piu' fortunati e riuscirete a tenere distanti tutti i negativi che vi si avvicineranno. Con Amore Hypnos

25 commenti:

vittorio ha detto...

Grazie hypnos mi hai fatto un grosso regalo e' incredibile erano 3 mesi che aspettavo di rivedere la donna che amo e che mi aveva lasciato ieri ho fatto il rito oggi mi ha chiamato per rivedermi e' incredibile non posso crederci mille mille grazie

vittorio ha detto...

avrei dato la vita per questo momento mi hai ridato la vita possa il destino aiutarti a promuovere questa immagine come merita io faro' di tutto per diffonderla

angelo de andreis ha detto...

e' sconvolgete quello che sto per dirvi pensavo che questa fosse una delle solite cazzate che gira su internet e devo dire che mi aveva restituito il sorriso leggerla ma ieri dovevo coprire un assegno in banca di 10.ooo euro e stavo andando protestato bene voi non ci crederete ma ieri dopo venti anni un amico mi ha restituito i soldi che mi doveva, questo mi ha permesso di salvarmi con quei maledetti strozzini che sono le banche.La notizia sta nel fatto e' che ho fatto il rito che viene esposto nel blog e allo scadere dei 33 minuti ho visto il quadro modificarsi e mi e' apparsa una figura bellissima che mi ha detto di stare tranquillo che tutto si sarebbe risolto. Non so se lo devo a te hipnos in ogni caso grazie e a buon rendere che dio ti benedica

giancarlo ha detto...

ho letto quanto scritto e se fino a due mesi fa avrei preso tutto in ridere devo dire che sono rimasto colpito positivamente: sono un professionista del settore, conosco la corrente fauvista e riconosco che in quel quadro c'è qualcosa di misterioso, di inquietante e allo stesso tempo rinvigorente per l'anima di un essere umano sempre più stressato dai miliardi di stimoli uditivi e visivi che questa società complessa ci propina, hypnos con quest'arte dinamica ci riporta agli archetipi ancestrali di un energia primitiva che credevo oggi non si potesse più trovare in giro. hypnos continua così abbiamo bisogno nel mondo dell'arte di pensieri viventi, dinamici e potenti e non di riflessi di pensiero, di persone che interpretano l'arte come rappresentazione fotografica che ormai qualsiasi cinese può copiare perfettamente. sei grande hypnos, auguri!!

Elena Pallavicini ha detto...

Raramente mi colpisce qualcosa ma devo dire che questo hypnos ha qualcosa di misterioso nell'opera esposta,e qualche forza occulta c'e veramente l'ho confermo ho 56 anni e mi occupo da 30 di spiritismo quello che mi ha spinto a scrivervi questa esperienza e' il miracolo che ho avuto dal semplice ma efficace rito esposto sul blog.In pratica osservando intensamente mio l'opera sotto la fiamma di una candela per 5 giorni di seguito 33 minuti al giorno mi e' apparsa la buonanima di mio padre che mi ha comunicato dove aveva nascosto in casa 3 kg di oro ,oro di cui da 40 anni si erano perse le tracce e quasi credevo che fosse una leggenda che mia madre ci raccontava apposta non so se lo devo a te comunque grazie hypnos

Tribuno ha detto...
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Tribuno ha detto...
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Anonimo ha detto...

Per rendere un paesaggio d'autunno, non cercherò di ricordarmi quali tinte si convengano a questa stagione ma mi ispirerò solamente alle sensazioni che essa mi procura"(Henri Matisse)

Il movimento dei Fauves (dal francese "feroci, selvaggi", in senso inizialmente dispregiativo) sorge in Francia nel 1904 per dissolversi nel 1908, e rappresenta, nonostante la sua breve vita, una fase determinante della storia dell'arte moderna, per la quale si fissa l'origine ufficiale proprio da una manifestazione fauve, la collettiva al Salon d'Automne di Parigi, l'anno 1905.
Il gruppo dei Fauves era costituito da giovani pittori molto diversi tra loro per linguaggio figurativo, ispirazione ed orientamento, tuttavia si consolidò ben presto un sodalizio efficiente ed organizzato, nel quale si evidenziarono chiaramente le istanze su base comune e le affinità di intenti, generando un tipo di pittura se non omogenea tra tutti i componenti, sicuramente incisivamente connotata in modo coerente.
I più noti rappresentanti del movimento Fauves sono Matisse, Derain, de Vlaminck, Braque, Marquet, Friesz, Dufy, Manguin, Puy, Van Dongen, Valtat, Rouault, con chiara predominanaza di Matisse come figura di carisma maggiore, propulsore ed organizzatore del gruppo.
Non a caso proprio Henri Matisse fu l'unico a rimanere fedele e sviluppare coerentemente le premesse fauve, mentre altri pittori del movimento, compreso Braque, finirono per disperdersi nel timore di immobilizzarsi su posizioni artificiosamente polemiche e non costruttive.

La base di partenza dei Fauves è una posizione antiaccademica, contro le involuzioni decadentiste della pittura impressionista, intellettualisticamente ripiegata su canoni immobilisti, incapace di rinnovarsi, e ciò che ne deriva è la ricerca di nuovi mezzi espressivi: contro il naturalismo edonistico dell'Impressionismo, essi esaltano l'indipendenza della rappresentazione pittorica dal reale, dalle leggi matematiche della prospettiva, del volume, della forma, dall'uso del colore secondo le regole cromatiche ed adottano una tavolozza di "puro colore", molto violenta e vivace, con accostamenti intensi e dissonanti, lontana da ogni naturalismo, attenta solo allo stato d'animo dell'artista.
Mentre viene enfatizzato l'aspetto cromatico staccandolo dalla naturalità, contemporaneamente la forma viene esonerata dal compito della raffigurazione tradizionale per essere definita dalla stesura piatta del colore nel massimo disinteresse per le proporzioni canoniche, il ritmo compositivo ricerca risultati di intensa emotività al di là di ogni preoccupazione meramente estetica, tanto che, talvolta, si può leggere la volontaria ricerca di un'arte "brutta", in antitesi all'esaltazione dell'armonia e della bellezza compiuta dall'arte ottocentesca.

Sono molto chiari i rapporti con Vincent Van Gogh, con Gauguin, i richiami al Simbolismo e al Divisionismo, dei quali tuttavia si critica la parte teorica, le analogie con il pre-cubismo nell'esaltazione del primitivismo, soprattutto sono evidenti le analogie con l'Espressionismo e con la poetica dell'inconscio che sarà comune a tanti movimenti avanguardisti del novecento.
L'importanza del movimento Fauves si può in definitiva individuare nella scoperta della potenzialità di comunicazione emotiva sia del colore che della linea, nella rivalutazione dell'irrazionalità, nel riconoscimento dell'istinto come componente essenziale dell'animo umano, nella accettazione del sentimento, della "animalità" nell'uomo, elementi che decreteranno la definitiva caduta dei valori fondamentali dell' '800 e del Romanticismo, preparando così la via alla nascita e allo sviluppo dell'arte moderna.

belva feroce ha detto...

I Fauves

Si dissero Fauves alcuni giovani pittori: Matisse, Derain, Vlaminck, Braque, Marquet, Friesz, Dufy, Manguin, Puy, Van Dongen, Valtat, durante un breve periodo della loro attività, dal 1904 al 1908. Il movimento pittorico da loro creato, il Fauvisme, benchè presto dissoltosi, è importante nella storia della pittura moderna, perchè rappresenta un reazione alla sfatta pittura del tardo impressionismo e alle complicazioni intellettualistiche del decadentismo di fine secolo: è una pittura di sensazioni rapide, violente, o per dirla come Matisse, di chocs; trasposizione lirica della visione naturale, mediante colori puri e accostati secondo leggi nuove, antinaturalistiche.
Per spiegare la posizione dei Fauves giova riportare una frase di Matisse, che nel movimento divenne subito il propulsore e il massimo esponente: "Per rendere un paesaggio d'autunno, non cercherò di ricordarmi quali tinte si convengano a questa stagione ma mi ispirerò solamente alle sensazioni che essa mi procura".
L'indipendenza, anche se non totale, dal dato reale è ciò che distingue i Fauves dagli impressionisti, e spiega le fortissime simpatie che essi provarono per ogni specie di arte primitiva e il loro conseguente rifiuto delle leggi prospettiche e quindi di profondità, volume, chiaroscuro, ecc...
Essi si valevano anche, e molto, di quanto aveva preparato l'inquieto ultimo quindicennio del secolo, rifacendosi in specie a Van Gogh ( il cui Quatorze juillet, 1886, è un'evidente anticipazione di fauvisme ), a Gauguin, a Toulouse-Lautrec; e anche ai simbolisti e ai divisionisti, pur condannandone il tono letterario e teorizzante. In queste diverse esperienze i Fauves mantennero intatto un'eccezionale freschezza d'ispirazione che fu la loro forza prima.
Dopo un periodo di stretta unione ( alcuni di essi come Matisse, Derain, Vlaminck lavorarono insieme con Chatou e con Collioure ) e dopo aver dato una serie di opere tra le più belle di quegl'anni: Luxe, calme et voluptè, di Matisse; La plage de Fècampm, di Marquet; Les bateaux-lavoirs, di Vlaminck ( per non citare che qualche esempio ), il movimento ebbe bruscamente termine.
Braque, per spiegare il motivo della rapida dispersione del gruppo, notò in seguito che non si poteva restar sempre nel parossismo. In effetti i Fauves avvertirono ben presto il pericolo di cadere in formule meccaniche e artificiose e si volsero, non sempre felicemente, in altre direzioni; tra essi solo il più grande, Matisse, restò sostanzialmente aderente anche in seguito alle premesse fauves. Io lo so chi ti appare o hypnos e' matisse riconosco il suo segno la sua energia c'e' una grande profezia in quel quadro la sentola vedo

matisse ha detto...

Complimenti hypnos da quello che vedo il tuo quadro ha delle caratteristiche non comuni che ben si inseriscono nella corrente dei Fauves rimango sconvolto erano anni che non mi capitava un opera cosi’ viva e dinamica per i lettori inserisco un mio contributo sulla corrente dei fauves:
La corrente dei Fauves nasce nel 1905 quando a Parigi si apre l'annuale "Salone d'autunno", dove un gruppo di artisti, con i loro quadri dai colori violenti, suscita nel pubblico e nella critica un grandissimo scandalo. E’ in tale occasione che il critico Louis Vauxcelles, paragonando una statua tradizionalista a i nuovi quadri appesi nella sala, grida: "Donatello chez les fauves" ovvero Donatello nella casa delle "belve". Fauves, dunque belve, nasce così una nuova tendenza che definirà lo stile pittorico di Henri Matisse, Albert Marquet, André Derain, Raoul Dufy, Van Dongen, Vlamink e Georges Braque.
Per i Fauves, protagonista dell'immagine è il colore che, distribuito con pennellate ben evidenti, ritma la composizione e «costruisce» in senso vero e proprio il dipinto. Si abbandona pertanto ogni modalità di rappresentazione illusoria della profondità e si rifiuta la pittura tonale tradizionale, per ispirarsi invece all'arte primitiva, ritenuta più istintiva e vitale. Nei dipinti dei Fauves sono assenti perciò gradazioni di colore e sfumature, effetti di chiaroscuro e di volume, le tinte sono fortemente contrastanti. La prevalenza dei colori puri acquista anche un significato simbolico e serve a sottolineare la condizione interiore di totale disponibilità a inventare nuovi modi di comunicare con l'immagine. I Fauves con le loro opere intendono affermare la struttura autonoma dell'opera, la sua realtà autosufficiente rispetto al soggetto in cui artista e realtà raggiungono l'identificazione e la pittura diventa, senza mediazione, esistenza

angelo de andreis ha detto...

Con la tua opera mi provochi degli stati emozionali incredibili.
L'effetto di questo quadro o hypnos suscita il movimento, l'armonia e l'eleganza .La variazione cromatica mi appaga in maniera inequivocabile.
L'effetto che dà il tuo quadro è un forte richiamo della Natura al pittore indeciso
Il cromatismo e’ di quello vero vero mi sembri Monet, Renoir, Pissarro e Sisley. L'effetto dei tuoi colori rendono viva la tua pittura.
La tua variazione cromatica è semplicemente sconvolgente
.

mater tenebrorum ha detto...

Finalmente un pittore esplosivi vivo si sono d’accordo sei un puro Fauves
La parola francese fauves significa ‘belve feroci’; il primo ad utilizzare
questo termine fu il critico d’arte Louis Vaucelles per indicare gli autori delle
opere che avevano suscitato scandalo al Salon d’Automne di Parigi del 1905
per la selvaggia violenza espressiva del colore.
I fauvisti apprezzavano la novità impressionistica della luce generata
dall’accostamento di colori puri ma guardavano con interesse anche in altre
direzioni: a Vincent Van Gogh, profondamente colpiti dalla mostra
retrospettiva del 1901, ed alla teoria puntinista del colore di Georges-Pierre
Seurat e di Paul Signac. Prendendo spunto dal puntinismo e dal postimpressionismo
e anticipando alcuni aspetti del modernismo, i pittori fauves
enfatizzavano la pittura “in quanto tale”, senza secondi fini moralistici o di
introspezione psicologica.
La loro arte si basava sulla semplificazione delle forme, sull’abolizione
della prospettiva e del chiaroscuro, sull’uso incisivo del colore puro, spesso
spremuto direttamente dal tubetto sulla tela. Partendo da suggestioni e
stimoli diversi, ricercavano un nuovo modo espressivo fondato sull’autonomia
del quadro: il rapporto con la realtà visibile non era più naturalistico, in
quanto la natura era intesa come repertorio di segni al quale attingere per
una libera trascrizione.
L’influsso di Paul Gauguin, conosciuto attraverso le due mostre del
1904 e 1906, segnò gli sviluppi del movimento dei fauves dopo il Salon del
1905: le grandi superfici colorate divennero maggiormente definite, al cui
interno segni sinuosi creavano modalità espressive basate su accordi di
colori(AA.VV., 2002: 220-221).
I fauves nutrivano anche interesse per la scultura dell’Africa e dell’Oceania,
convinti che nell’arte primitiva si realizzasse la sintesi tra percezione ed
espressione, quella stessa sintesi perseguita dal pittore fauve quando sulla
tela faceva esplodere i colori puri senza nessuna mescolanza di toni. La
pittura dei fauves influenzò l’espressionismo tedesco che ne riprese i temi
principali come l’esaltazione della forza dell’arte primitiva e la libertà
dell’artista da vecchie convenzioni e da formalismi obsoleti. Il fauvismo e il
primo espressionismo tedesco furono tendenze moto vicine: il primo metteva
l’accento sulla forma che possiede un suo proprio carattere ineffabile; il
secondo invece presupponeva che l’aspetto formale era meno importante
dell’espressione del carattere o dello spirito. (Davies, 2002: 65-66)
La breve durata del movimento (1895 - 1908) è probabilmente dovuta
non solo alla mancanza di un programma ben preciso ma anche
all’esaltazione della “pittura pura” e del “colore esplosivo” che da soli
dovevano creare la forma e divenire realtà.
Gli artisti più importanti che parteciparono all’esperienza dei fauves
sono: Henri Matisse, André Derain, Maurice de Vlaminck, Albert Marquet,
Henri Charles Manguin, Charles Camoin, Jean Puy, Raoul Dufy, Othon
Friesz, Georges Rouault, Kees Van Dongen, Georges Braque, Louis

belva feroce ha detto...

Io non dipingo donne, dipingo quadri" diceva Matisse.Perchè nelle sue opere, massima espressione del Fauvism(da fauves, belve feroci, cosiddetti per la violenza espressiva del colore steso in tonalità pure) matisse abbandona i toni soffici dell'impressionismo e sfrutta le potenzialità espressive del colore slegandolo dalla realtà(il verde usato spesso per tratteggiare i volti ne è un esempio)ed è questa capacità di scavalcare i confini del reale ad affascinare, trascinandoci in un mondo magico quel mondo che ora mi appare chiaro con la tua opera caro hypnos non e' forse di Matisse l'anima del pittore francese maledetto che ti ispira certe manifetazioni pittoriche cosi' al di sopra delle righe.

NOVELLA ha detto...

Ho fatto il rito e il mio uomo e tornato grazie hypnos e' un miracolo e' impossibile ho visto un bellisimo angelo rosso e' michael?

spiolo ha detto...

semplicemente meravigliosa la tua opera

andrea ha detto...

Stamo andando forte venite in tanti

andrea ha detto...

Grazie a tutti per la grande prova di amore che mi date sono con voi tutti amico e fratello

ilir ha detto...

Это изображение обладает огромной силой.
Когда я это понял, моя жизнь изменилась, и я чувствую, что мне необходимо поделиться со всеми своим опытом.
Поначалу я тоже был весьма скептически настроен и далек от всего, что представляют собой подобные сферы существования.
Однажды, в момент полного отчаяния, чувствуя себя абсолютно потерянным, я послушался совета провидца, который сказал мне прибегнуть к помощи изображения, и в течение месяца мои проблемы разрешились.
Речь не идёт о вульгарных обманах гадальщиков, от Вас не требуется никаких денег. Всё, о чём я прошу, пришлите мне Ваш рассказ о полученном опыте.
Если Вы хотите принять участие, скопируйте изображение этой картины и сохраните там, где никто, кроме Вас, не будет его видеть. Когда у Вас возникнет необходимость, зажгите красную свечу и сконцентрируйте внимание на картине в течение 33 минут, думая о том, что Вы желаете.
Несомненно, изначально Вас будут отвлекать тысяча мыслей, но со временем вы сможете сконцентрироваться и Ваша вера поможет появиться ангелу, скрывающемуся за этими красками (и только тогда Вы можете просить то, что Вас интересует).
Вы станете свидетелем настоящего чуда, полного изменения Вашей жизни. Вы станете более удачливыми, оптимистичными и сможете оградить себя от негативизма, который Вас окружает.

Surfcasting ha detto...
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Michael's gate ha detto...

Grazie amici

Madonna del sangue ha detto...

Brilla una nuova stella nel firmamento della pittura ( hypnos)


Gilberto Di Benedetto Il famoso psicologo e psicoterapeuta (in arte hypnos) prestato all'arte pittorica folgorato sulla via dell'astrattismo informale.

19/05/2009 -
Un uomo aperto Così attuali così emotivamente coinvolgenti le immagini pittoriche di Gilberto Di Benedetto, psicoterapeuta romano e sensitivo medianico senza aggettivi, che vuole raccogliere e raccontarsi per reimmergersi alle radici e nelle radici del proprio essere. Per mettersi in gioco,per abitare stabilmente la situazione di corto circuito tra il senso ancestrale della materia nella sua definizione cosmica ed il permanente tentativo di penetrazione; di carpirne l'anima e il segreto, il condensato ultimo, l'assurdo psichico teatro delle immagini. Per compiere un processo di rimitizzazione e prendere sul serio le figure dell'inconscio, riconoscendo loro la qualità di interlocutori. Una necessaria rinuncia alla spettacolarizzazione, ogni suo quadro è un'avventura di esplosive scansioni di fiammate segniche, e di forme colore, a cui si concedono solo alcuni grumi
di fisicità, rare estrapolazioni di materia pittorica, improvvise fibrillazioni dei segni cromatici, ambragite sequenze fioccose ( 2005), che ricordano le tele ulcerose di Burri,
l'artista con la stessa materia di natura onirica, affida alle immagini il compito di parlare allo sguardo,
con urgenza liberatoria di energie proprie. Per questo le medesime non hanno una funzione meramente esornativa, bruciante di cogliere oltre l'immagine il senso del messaggio personificante di una condizione altra, come contagio dissolvente, liberatorio, a volte centrifugo. Corrispondenza, suggestione e volte inquietudine nell'impatto visivo, automatismo biografico, memoria, dualismo, dinamismo con l'essere accanto, prossimo al diverso. E un'esperienza automatica che pone sulla tela una sorta di rappresentazioni figurali in dicotomia col proprio pensiero psichico, impressionanti, pregnanti ed elusive ad ogni percorso erratico che vorrebbe rendere incomprensibili nel tema, i contenuti, perché intossicato dai pensieri. Ma anche affermazione, voce dell'urgenza del flusso comunicativo, libera dalle briglie della composizione concettuale, lasciare una traccia non solo verbale ma contribuire a dare forma alle emozioni (arte), a ciò che si è presentato. E infine, nulla di tutto questo, la tentazione di concedersi ad una fredda successione di algide illibatezze estetiche, rimanendo aggrappati alla figura.
Idealità di un supporto d'anima testimone di incredibili accadimenti. Sulla via dell'astrattismo informale, Gilberto, artista nei suoi snodi più drammatici, non richiede solo l'adesione a una filosofia di archetipi junghiani, ed un'etica dell'arte e della comunicazione, ma anche di possedere, con la complessità dei processi comunicativi legati all'arte, gli strumenti conoscitivi indispensabili, per confrontarsi con l'oggetto dell'incontro. A non ridurre a pura tecnica la pratica della comunicazione. Nelle sue opere, ritornando ai punti di tangenza tra le varie espressioni, la pluralità dei soggetti rappresenta l'affermazione di proiettare sulla tela nuovi moduli evocativi, ricchi di gestuale affermazione segnica di campi di forza dell'energia. Inedito fondamentale atteggiamento di aggredire
il telare, non spazio virtuale, ma reale supporto di visioni capaci di influenzare con irruenza la mente dell'osservatore, di chiamarlo in causa, non farlo accomodare ma di produrre un'osmosi di quesiti interrogativi pre-divinatori, che toccano tutte le stazioni più importanti del tragitto umano.
Ciò scaturisce anche dal carattere eminentemente istantaneo dell'informale : l'opera è quasi una scrittura privata, un dettato inconscio dell' io artistico, una presenza occulta che si cela dietro ai colori rutilanti. E si palesa al di la della visione metafisica ancestrale onirica dell'essere
Nessuno appare nell' - Il suo desiderio di proiettare all'esterno entità e simboli vitali, con la predisposizione di una trance-fauve, di tumultuoso trasporto espressivo, di vivace componente umana di energia liberata autonomamente dal profondo principio trascendente un io inconscio, per cui il colore diventa icona-missile, senza distinzione fra pittura e segno,
anzi di segno graffiante, di effusivi evocativi cosmi dimensionali in combustione inestinguibile, travolti dal caos primordiale, caleidoscopi fauves di ritrattismo antropomorfo, che si intrecciano
e si sfiorano fra loro, quasi sospesi nello spazio di un invisibile bacinetto igneo dell' introspettivo inconscio umano, sottratti alla forza di gravità.
Queste figure e altre, cariche di simboli ancestrali, recuperano l'empito espressionista di un Emili Nold e l'eco metamorfico ribelle di un Paul Klee, e si ricollegano a componenti affabulanti di mondi, in tipologie e loro forme di interazione, all'estremo confine di arte cinetica, le cui scene si fondono
dialetticamente fino al precipitato morfologico di un'arte multimediale.
Evidenziano la volontà di comunicare mediante la volontà di una trance istintiva, attraverso un racconto che ha fatto tesoro di una tradizione degli antichi testi, ad icone ieratiche spinte ai
limiti dell'astrazione informale, ad uno psichismo esasperato, proiettato con forte esigenza plastica di superficie sull'opera, trasmettendo al fruitore attento ma attonito, che spesso subisce uno spiazzamento di coscienza, per la codificazione di iconografie concomitanti e di contaminazioni
che investono sia gli aspetti informali che tecnici, un pathos che non viene mai meno. Tra l'altro, indicativa è The Michael's Gatc 2007. Ed un coacervo rappresentativo di energie cosmiche endogene, espressive di entità astratte che le abitano, che si manifestano e comunicano attraverso il colore, ( ,2009) di cui ogni elemento strutturale, come guizzo segnico-cromatico di una fiammata inestinguibile, evidenzia il proposito di collegare il passato con il futuro, verso un'ascesi laica da ogni presupposto letterario, abitata da considerevoli apparizioni
affacciate e riflesse quindi dal pennello alchimista del Di Benedetto. In cui l'Universo totale
(oggettivo e intersoggettivo-inconscio), riacquista il suo stupore e la sua luce originaria.
Pittura - Pittura senza nessuna concezione concretista ha scelto nell'esprimersi, e dunque diventare una pittura filosofica per disvelare al meglio le sue nature; da tutto questo, trae energia di sé, una
forte energia esplosiva come un ultimo spasmo, come il plasma di un vulcano ... prima di spegnersi :
è ora. L'esperienza di Gilberto è sufficientemente profonda da essere conservata, finche non cade come in sogno. Immagini che potrebbero definirsi astrattamente come mezzo di estrinsecazione tra angeli e uomini. Ma che volta a volta potrebbero assumere concretamente, a seconda dell'associazione mentale, richiamata come apparenti, castelli di sabbia, feticismo, qualcosa di apparentemente inanimato, volto a sostituire reali scambi tra il giardino dell'ombra che abita in noi,
e la capacità di stare in mezzo alle incertezze, ai misteri, e ai dubbi ... Come quella di stare accanto
agli altri e a noi stessi, senza muoversi, accettando di non capire e che l'altro sia quello che è.
Come per la musica, l'abbaglio per un solista é dilatare il proprio ego, dimenticando che la partitura è opera .
Come modello e modulo di inquietudini, non basta esistere, bisogna avere una .
La solitudine fa crescere la paura e ci inventiamo persino nemici comuni per credere di essere uniti e solidali. Preferiamo un encefalogramma piatto ai sussulti di un cuore. Il cerchio a noi si stringe, lo abbiamo stretto fino a isolarci. E rimaniamo soli, e sempre più . La solitudine ci ha ridotti a una vita vuota senza pensiero. Una politica dell'esistere che non scalda il cuore, che non spinge le persone a unirsi, ma le divide, una per una con l'indifferenza.
Contemporanei nel nostro viaggio mentale, di vuoto, al di fuori degli stimoli della realtà.
La pittura di De Benedetto è lo specchio interrogante di questa coscienza, come cartina di tornasole di questa reazione : più ci sentiamo soli e più ci aggrappiamo a idee astratte, e vaghi come identità. Vivere molte vite nell'arte, è analisi e terapia al contempo. Ogni suo quadro e aperto al presente, è sempre parvenza d'identità : l' è sempre un altro !

Lo stile e l'anima - Il pennello lungo traccia dei segni che si compongono in immagini, in sfumature di colore, la mano si abbandona a quei segni vorticosi dinamizzanti che scivolano rapidi istintivi, sicuri e i segni paiono note e suoni kandiskijani interni che fuoriescono spezzati e cacofonici, strumentali. Ci torna in mente Alberto Burri, ma su quelle grandi lacerazioni sui sacchi e plastiche bruciate, c'è la presenza della materia che si squarcia e si scioglie; c'è l'essenza della presenza umana.
L'uomo non esiste più per Burri, è stato inghiottito in quei crateri che solitari giganteggiano sulla superficie dell'opera. Un discorso attento impegnativo, va riservato all'autore strettamente contemporaneo, l'io di Di Benedetto. L'artista si rinchiude in sé, diventa autoreferenziale, si dibatte, prende mille volti ..., dichiara la propria costanza psichica, scopre le sue scissioni, affonda nella dispersione di un io diviso, una vertiginosa apparente frammentazione ...; ma se acquista profondità psicologica, l'io perde in esemplarità ideologica, in solidità concettuale. Preferisce sottolineare i limiti, ciò che è inafferrabile, indicibile. Spesso, l' non può afferrare le origini della sua forma mentis, se non attraverso il ! L'io di Gilberto è uno ,
è l'Occidentale tutto, anche in terra straniera. La sua storia, non più come entità Assoluta, ma come Relatività, perché si tende consapevole all'esistenza di altre . Ritrova il significato di dipingere al di là di tutte quelle retoriche accademiche e pseudo-filosofiche. Dipingere, ora per lui,
è testimonianza di una volontà di ricerca, oltre alla storia finora vissuta, che Io, uomo avevo per il come mi ero strutturato , in questo modo e che possibilità avevo, una volta capito di propormi l' Altro ! . Non più il tradizionale monologante dei pittori volubili e narcisisti, ma la messa in scena di tanti io, ciascuno che parla una lingua diversa, con abitazione comunitaria del proprio inconscio, con forza di potere e centralità propria evocativa, sufficiente per parlare agli .
Per gli altri. Ma il suo messaggio - da lingua di tutti - è diventato potere di nessuno. diverso
da quello attuale. Fare l'opera e rifare l'uomo-artefice, è identica cosa. Per Di Benedetto l'Arte ora,
è creazione di se stesso. Ogni immagine è l'essenza, anche antropomorfa dell'entità che la fa!
L' altro diventa indefinito, gli altri sono tutti e nessuno ( Il Guardiano della Morte . C'è difficoltà nell'analisi critica, di agganciare la nebulosa massa anonima, dove non c'è il , col suo nome e il suo volto. Lo sbandamento dell' io diventa lo sbandamento del linguaggio pittorico.

La coscienza dell'immagine - Finché riuscivo a tradurre le emozioni in immagini - dichiara Di Benedetto a proposito del suo percorso di autoanalisi grafica - e cioè a trovare le immagini che in esse si nascondevano, mi sentivo interiormente rassicurato . Tra il senso ancestrale dell' iconografia delle forme pensiero e delle forme-colore, intese nella loro definizione cosmica, provenienza oscura, buio dell'inspiegabilità universale, e il permanente tentativo di penetrazione, fino alle cateratte del senso dell' io profondo. Per carpirne l'anima e il segreto, e il condensato ultimo : l'emozione informale.
Non vi è salvezza se non si parte dall'immagine. Le stesse continuano a identificarsi
con figure e cromatismi nelle registrazioni di istintuali visioni emotive di profonda inquietudine, agganciate alla pura idealità, non certo con la pretesa di produrre grande arte, ma piuttosto dall'esigenza di dare forma alle proprie intuizioni, di oggettivarle senza che vada persa quella concretezza che apparteneva a loro sin dall'origine : un esplosivo informale creativo di nitore cromatico purissimo; riproponendo le sue angustie, la sua ricerca di identità come urgenza inestinguibile.
Non importa se l'immagine non comunica l'evento , altri mezzi sono preposti allo scopo ... tra cui, l'indotto emozionale del suo potere: Io l'ho provato e la mia vita è cambiata, informano i lettori web. Ciò che importa è che liberi le più nascoste, le mostri a se stesso, le maturi e restituisca la Coscienza dell'Unità, che dispersa nella notte del dualismo conflittuale, non è morta, alla dimensione del reale-temporale che avanza, quella al di fuori della processione di cause-effetti nel . Vivere molte vite nell'arte, così è come evocarle, senza nemmeno sfiorare un autoritratto biografico convenzionale. Si può mettere uno specchio a terra, come ha fatto il giovanissimo Emilio Vedova, comunque l'immagine che l'uomo ha di sé, nella pittura, è comunque truccata, verità illusoria, nicciano gioco a rincorrersi, molto più vicino ai miasmi pericolosi della psicanalisi freudiana. Lo ha intuito uno psicoterapeuta-pittore come Di Benedetto, richiamando la memoria sui versi di un poeta come Arthur Rimbaud, Je est un autre , io è un altro, che non a caso rifugge dal fascino della pittura iconografia dell'autoritratto : l'io non sono più io , liberato da se stesso, geloso di interpretare nell'arte molte vite.
Una realtà intersoggettiva, comunitaria che funziona molto meglio di tanti discorsi iconografici e iconologici, biografici sull'identità dell'autore di un quadro, e il poco indagato confronto tra l'io e gli altri, stile, anima, a tu per tu. Non ancora sarebbe il titolo appropriato per riassumere tutti i suoi quadri ... e quelli a venire ! Stante a significare che l'immagine non ha ancora raggiunto la sua totale pienezza espressiva, e le implicite valenze evocative atte a liberare quelle Entità archetipe inconsce. Gli interrogativi sono ancora molti e inquietanti, pari alle stesse sue emozioni informali, come sempre è Picasso a dare il tocco di genio che abita in noi : aveva intuito che l' diverrà il truccatore e lo struccatore, lo stuccatore dell'arte moderna, serissimo attore che esprime
se stesso, uomo : Io, altri e l'arte.
Di complice partecipazione emotiva, le immagini pittoriche di Gilberto, continuano a identificarsi come figure iconografiche ... Immagini quasi figurali nella percezione comune visionaria di figure con l'esigenza che qualcosa da loro emerga, presenze senza quasi esserci forma, loro progettualità compositiva e ironicamente sottoposte ad uno sguardo che le restituisce come residuo indistinto, a giusti rapporti tra materia e tensione emotiva, forza implosiva ed effusiva, reattive e metamorfiche.
I concetti conservano sempre un legame con le immagini da cui, per cosi dire sono emerse, a conferma di un atteggiamento radicalmente rispettoso nei confronti di ogni riduzione della vita simbolica a modelli di interpretazione causale. Se Gilberto si fosse fermato alle emozioni, forse sarebbe stato prigioniero dei contenuti dell'inconscio.
E non è un caso che, alle dominanti archetipe intersoggettive, egli abbia dato nomi fortemente evocativi. Non si tratta di concetti drammatizzati, quanto di esperienze originarie. Non solo la visione interiore, ma spesso anche il gesto precede il pensiero. Un suggestivo repertorio di opere per
compiere un processo di rimitizzazione e prendere sul serio le figure dell'inconscio, riconoscendo loro la qualità di interlocutori. Ogni quadro un'avventura, la riduzione dell'uomo alla maschera, lo svuotamento progressivo dell'interiorità a favore dell'immagine. E anche il tema della memoria, tanto che si incrocia con quello dell'alterità.
E' incredibile per chi si occupa d'arte, ritrovi tra nomi d'eccezione i versi di un poeta francese, adolescenziale quanto sovvertitore di verità e luoghi comuni come < Interpretando non si resta soli >, ed anche declinazioni diverse della stessa nozione di verità, che tende sempre più a coincidere con una realtà intersoggettiva, comunitaria, riferibile solo alle stanze dell' profondo umano.
Così è ascoltare gli altri per potere essere io . Questa dimensione dell'ascolto reciproco .Quello
del cuore, con i suoi silenzi parlanti ... e l'ascolto esterno, per capire se stessi, declina per Di Benedetto un transfert-trascendente, una trance di trasporto : l'essere, l'apparire, la verità e le maschere ; l'arte e il suo consumo pubblico si fanno facilmente metafora. Questo apparente
suo sacrificio della soggettività, diventa la condizione indispensabile per affermare la necessità di un percorso e di un obiettivo condivisi. Questa sua dimensione dell'ascolto reciproco, in un contatto continuo, fra l'arte e la sua lettura - tra chi dà e chi riceve - senza nessuna messinscena, richiede sensibilità e senso di civiltà nella conversazione, che impone le proprie regole : attenzione, concentrazione, fede e attesa. Il della comunicazione, getta lo scandaglio nel lago più
profondo del fruitore. La dialettica tra individualità e umanità, fra autonomia e affinità e omogeneità nelle qualità reciproche in sintonia.
Sembra quasi porsi come il paradigma di una cultura ideale, con l'immediata percezione della differenza tra cultura ideale e cultura reale. Tale controllo è difficile per chi è portato a considerare
al proprio posto il proprio . Non c'è pittore, sia pur nel controllo della propria professionalità,
che quando ha iniziato a dedicarsi alla tavolozza e al cavalletto, non abbia pensato di diventare un genio, soprattutto in un Paese come l'Italia, che nelle proprie scuole di formazione, nelle Accademie, ora anche nell'Informatica, coltiva il mito del , del genio precoce, dell'artista incompreso. E quanto l'accumulo della disillusione dei mancati solisti del pennello, sia personalmente frustrante e socialmente paralizzante. Quando l' di un pittore si trasformi in epidemia che contagia gli . Perché l'arte, in genere, è una disciplina regolata dal più palese principio gerarchico, quello della qualità. Si vede e si sente. Non si può per esempio nella musica, raccontare a parole, ma si intende perfettamente. L'abbaglio accecante per un artista è dilatare il proprio io, nel più irrefrenabile dei propri deliri di onnipotenza.
Ogni quadro è un'esibizione, un confronto, l'attesa di un giudizio. Mentre il gesto della mano può impressionare gli osservatori, la qualità dell'esecuzione, vale a dire, l'aspetto del dirigere l'impianto
della composizione è indipendente da ciò che l'artista fa credere ai presenti.
Dice Di Benedetto : il primo passo per dipingere bene è ... un passo indietro ! .
Ascoltare gli altri , nel presente come nel passato, le mille voci che animano il proprio sé profondo, per capire se stessi. Per potere , forte espressione di vita interiore.
L'incredibile percorso pittorico dello psicoterapeuta - pittore, mostrano la straordinaria capacità
di penetrazione, di svelare gli aspetti inediti e profondi della personalità informale nell'astrazione del sé individuale, al tempo stesso persino rivelatore di dinamismi e transfert esterno degli infiniti soggetti vitali, abitatori dell'animo umano, Anime spogliate e pronte con la compostezza dello spirito classici più puro ... Il miracolo, nella semplicità dell'astrazione rivelata, il potere del risveglio creativo dell'Assoluto filtrato nel relativo umano, aspirazione all'ascesi di una scala occulta di energie delle sette note.

ALFREDO PASOLINO
Critico internazionale e storico dell'arte (2009)



(P.S. : le diapositive a colori a corredo dell'articolo sono disponibili on line, presso il gallerista-pittore www.ipnoionoterapia.com digitare il link hypnos)

Madonna del sangue ha detto...

Brilla una nuova stella nel firmamento della pittura ( hypnos)


Gilberto Di Benedetto Il famoso psicologo e psicoterapeuta (in arte hypnos) prestato all'arte pittorica folgorato sulla via dell'astrattismo informale.

19/05/2009 -
Un uomo aperto Così attuali così emotivamente coinvolgenti le immagini pittoriche di Gilberto Di Benedetto, psicoterapeuta romano e sensitivo medianico senza aggettivi, che vuole raccogliere e raccontarsi per reimmergersi alle radici e nelle radici del proprio essere. Per mettersi in gioco,per abitare stabilmente la situazione di corto circuito tra il senso ancestrale della materia nella sua definizione cosmica ed il permanente tentativo di penetrazione; di carpirne l'anima e il segreto, il condensato ultimo, l'assurdo psichico teatro delle immagini. Per compiere un processo di rimitizzazione e prendere sul serio le figure dell'inconscio, riconoscendo loro la qualità di interlocutori. Una necessaria rinuncia alla spettacolarizzazione, ogni suo quadro è un'avventura di esplosive scansioni di fiammate segniche, e di forme colore, a cui si concedono solo alcuni grumi
di fisicità, rare estrapolazioni di materia pittorica, improvvise fibrillazioni dei segni cromatici, ambragite sequenze fioccose ( 2005), che ricordano le tele ulcerose di Burri,
l'artista con la stessa materia di natura onirica, affida alle immagini il compito di parlare allo sguardo,
con urgenza liberatoria di energie proprie. Per questo le medesime non hanno una funzione meramente esornativa, bruciante di cogliere oltre l'immagine il senso del messaggio personificante di una condizione altra, come contagio dissolvente, liberatorio, a volte centrifugo. Corrispondenza, suggestione e volte inquietudine nell'impatto visivo, automatismo biografico, memoria, dualismo, dinamismo con l'essere accanto, prossimo al diverso. E un'esperienza automatica che pone sulla tela una sorta di rappresentazioni figurali in dicotomia col proprio pensiero psichico, impressionanti, pregnanti ed elusive ad ogni percorso erratico che vorrebbe rendere incomprensibili nel tema, i contenuti, perché intossicato dai pensieri. Ma anche affermazione, voce dell'urgenza del flusso comunicativo, libera dalle briglie della composizione concettuale, lasciare una traccia non solo verbale ma contribuire a dare forma alle emozioni (arte), a ciò che si è presentato. E infine, nulla di tutto questo, la tentazione di concedersi ad una fredda successione di algide illibatezze estetiche, rimanendo aggrappati alla figura.
Idealità di un supporto d'anima testimone di incredibili accadimenti. Sulla via dell'astrattismo informale, Gilberto, artista nei suoi snodi più drammatici, non richiede solo l'adesione a una filosofia di archetipi junghiani, ed un'etica dell'arte e della comunicazione, ma anche di possedere, con la complessità dei processi comunicativi legati all'arte, gli strumenti conoscitivi indispensabili, per confrontarsi con l'oggetto dell'incontro. A non ridurre a pura tecnica la pratica della comunicazione. Nelle sue opere, ritornando ai punti di tangenza tra le varie espressioni, la pluralità dei soggetti rappresenta l'affermazione di proiettare sulla tela nuovi moduli evocativi, ricchi di gestuale affermazione segnica di campi di forza dell'energia. Inedito fondamentale atteggiamento di aggredire
il telare, non spazio virtuale, ma reale supporto di visioni capaci di influenzare con irruenza la mente dell'osservatore, di chiamarlo in causa, non farlo accomodare ma di produrre un'osmosi di quesiti interrogativi pre-divinatori, che toccano tutte le stazioni più importanti del tragitto umano.
Ciò scaturisce anche dal carattere eminentemente istantaneo dell'informale : l'opera è quasi una scrittura privata, un dettato inconscio dell' io artistico, una presenza occulta che si cela dietro ai colori rutilanti. E si palesa al di la della visione metafisica ancestrale onirica dell'essere
Nessuno appare nell' - Il suo desiderio di proiettare all'esterno entità e simboli vitali, con la predisposizione di una trance-fauve, di tumultuoso trasporto espressivo, di vivace componente umana di energia liberata autonomamente dal profondo principio trascendente un io inconscio, per cui il colore diventa icona-missile, senza distinzione fra pittura e segno,
anzi di segno graffiante, di effusivi evocativi cosmi dimensionali in combustione inestinguibile, travolti dal caos primordiale, caleidoscopi fauves di ritrattismo antropomorfo, che si intrecciano
e si sfiorano fra loro, quasi sospesi nello spazio di un invisibile bacinetto igneo dell' introspettivo inconscio umano, sottratti alla forza di gravità.
Queste figure e altre, cariche di simboli ancestrali, recuperano l'empito espressionista di un Emili Nold e l'eco metamorfico ribelle di un Paul Klee, e si ricollegano a componenti affabulanti di mondi, in tipologie e loro forme di interazione, all'estremo confine di arte cinetica, le cui scene si fondono
dialetticamente fino al precipitato morfologico di un'arte multimediale.
Evidenziano la volontà di comunicare mediante la volontà di una trance istintiva, attraverso un racconto che ha fatto tesoro di una tradizione degli antichi testi, ad icone ieratiche spinte ai
limiti dell'astrazione informale, ad uno psichismo esasperato, proiettato con forte esigenza plastica di superficie sull'opera, trasmettendo al fruitore attento ma attonito, che spesso subisce uno spiazzamento di coscienza, per la codificazione di iconografie concomitanti e di contaminazioni
che investono sia gli aspetti informali che tecnici, un pathos che non viene mai meno. Tra l'altro, indicativa è The Michael's Gatc 2007. Ed un coacervo rappresentativo di energie cosmiche endogene, espressive di entità astratte che le abitano, che si manifestano e comunicano attraverso il colore, ( ,2009) di cui ogni elemento strutturale, come guizzo segnico-cromatico di una fiammata inestinguibile, evidenzia il proposito di collegare il passato con il futuro, verso un'ascesi laica da ogni presupposto letterario, abitata da considerevoli apparizioni
affacciate e riflesse quindi dal pennello alchimista del Di Benedetto. In cui l'Universo totale
(oggettivo e intersoggettivo-inconscio), riacquista il suo stupore e la sua luce originaria.
Pittura - Pittura senza nessuna concezione concretista ha scelto nell'esprimersi, e dunque diventare una pittura filosofica per disvelare al meglio le sue nature; da tutto questo, trae energia di sé, una
forte energia esplosiva come un ultimo spasmo, come il plasma di un vulcano ... prima di spegnersi :
è ora. L'esperienza di Gilberto è sufficientemente profonda da essere conservata, finche non cade come in sogno. Immagini che potrebbero definirsi astrattamente come mezzo di estrinsecazione tra angeli e uomini. Ma che volta a volta potrebbero assumere concretamente, a seconda dell'associazione mentale, richiamata come apparenti, castelli di sabbia, feticismo, qualcosa di apparentemente inanimato, volto a sostituire reali scambi tra il giardino dell'ombra che abita in noi,
e la capacità di stare in mezzo alle incertezze, ai misteri, e ai dubbi ... Come quella di stare accanto
agli altri e a noi stessi, senza muoversi, accettando di non capire e che l'altro sia quello che è.
Come per la musica, l'abbaglio per un solista é dilatare il proprio ego, dimenticando che la partitura è opera .
Come modello e modulo di inquietudini, non basta esistere, bisogna avere una .
La solitudine fa crescere la paura e ci inventiamo persino nemici comuni per credere di essere uniti e solidali. Preferiamo un encefalogramma piatto ai sussulti di un cuore. Il cerchio a noi si stringe, lo abbiamo stretto fino a isolarci. E rimaniamo soli, e sempre più . La solitudine ci ha ridotti a una vita vuota senza pensiero. Una politica dell'esistere che non scalda il cuore, che non spinge le persone a unirsi, ma le divide, una per una con l'indifferenza.
Contemporanei nel nostro viaggio mentale, di vuoto, al di fuori degli stimoli della realtà.
La pittura di De Benedetto è lo specchio interrogante di questa coscienza, come cartina di tornasole di questa reazione : più ci sentiamo soli e più ci aggrappiamo a idee astratte, e vaghi come identità. Vivere molte vite nell'arte, è analisi e terapia al contempo. Ogni suo quadro e aperto al presente, è sempre parvenza d'identità : l' è sempre un altro !

Lo stile e l'anima - Il pennello lungo traccia dei segni che si compongono in immagini, in sfumature di colore, la mano si abbandona a quei segni vorticosi dinamizzanti che scivolano rapidi istintivi, sicuri e i segni paiono note e suoni kandiskijani interni che fuoriescono spezzati e cacofonici, strumentali. Ci torna in mente Alberto Burri, ma su quelle grandi lacerazioni sui sacchi e plastiche bruciate, c'è la presenza della materia che si squarcia e si scioglie; c'è l'essenza della presenza umana.
L'uomo non esiste più per Burri, è stato inghiottito in quei crateri che solitari giganteggiano sulla superficie dell'opera. Un discorso attento impegnativo, va riservato all'autore strettamente contemporaneo, l'io di Di Benedetto. L'artista si rinchiude in sé, diventa autoreferenziale, si dibatte, prende mille volti ..., dichiara la propria costanza psichica, scopre le sue scissioni, affonda nella dispersione di un io diviso, una vertiginosa apparente frammentazione ...; ma se acquista profondità psicologica, l'io perde in esemplarità ideologica, in solidità concettuale. Preferisce sottolineare i limiti, ciò che è inafferrabile, indicibile. Spesso, l' non può afferrare le origini della sua forma mentis, se non attraverso il ! L'io di Gilberto è uno ,
è l'Occidentale tutto, anche in terra straniera. La sua storia, non più come entità Assoluta, ma come Relatività, perché si tende consapevole all'esistenza di altre . Ritrova il significato di dipingere al di là di tutte quelle retoriche accademiche e pseudo-filosofiche. Dipingere, ora per lui,
è testimonianza di una volontà di ricerca, oltre alla storia finora vissuta, che Io, uomo avevo per il come mi ero strutturato , in questo modo e che possibilità avevo, una volta capito di propormi l' Altro ! . Non più il tradizionale monologante dei pittori volubili e narcisisti, ma la messa in scena di tanti io, ciascuno che parla una lingua diversa, con abitazione comunitaria del proprio inconscio, con forza di potere e centralità propria evocativa, sufficiente per parlare agli .
Per gli altri. Ma il suo messaggio - da lingua di tutti - è diventato potere di nessuno. diverso
da quello attuale. Fare l'opera e rifare l'uomo-artefice, è identica cosa. Per Di Benedetto l'Arte ora,
è creazione di se stesso. Ogni immagine è l'essenza, anche antropomorfa dell'entità che la fa!
L' altro diventa indefinito, gli altri sono tutti e nessuno ( Il Guardiano della Morte . C'è difficoltà nell'analisi critica, di agganciare la nebulosa massa anonima, dove non c'è il , col suo nome e il suo volto. Lo sbandamento dell' io diventa lo sbandamento del linguaggio pittorico.

La coscienza dell'immagine - Finché riuscivo a tradurre le emozioni in immagini - dichiara Di Benedetto a proposito del suo percorso di autoanalisi grafica - e cioè a trovare le immagini che in esse si nascondevano, mi sentivo interiormente rassicurato . Tra il senso ancestrale dell' iconografia delle forme pensiero e delle forme-colore, intese nella loro definizione cosmica, provenienza oscura, buio dell'inspiegabilità universale, e il permanente tentativo di penetrazione, fino alle cateratte del senso dell' io profondo. Per carpirne l'anima e il segreto, e il condensato ultimo : l'emozione informale.
Non vi è salvezza se non si parte dall'immagine. Le stesse continuano a identificarsi
con figure e cromatismi nelle registrazioni di istintuali visioni emotive di profonda inquietudine, agganciate alla pura idealità, non certo con la pretesa di produrre grande arte, ma piuttosto dall'esigenza di dare forma alle proprie intuizioni, di oggettivarle senza che vada persa quella concretezza che apparteneva a loro sin dall'origine : un esplosivo informale creativo di nitore cromatico purissimo; riproponendo le sue angustie, la sua ricerca di identità come urgenza inestinguibile.
Non importa se l'immagine non comunica l'evento , altri mezzi sono preposti allo scopo ... tra cui, l'indotto emozionale del suo potere: Io l'ho provato e la mia vita è cambiata, informano i lettori web. Ciò che importa è che liberi le più nascoste, le mostri a se stesso, le maturi e restituisca la Coscienza dell'Unità, che dispersa nella notte del dualismo conflittuale, non è morta, alla dimensione del reale-temporale che avanza, quella al di fuori della processione di cause-effetti nel . Vivere molte vite nell'arte, così è come evocarle, senza nemmeno sfiorare un autoritratto biografico convenzionale. Si può mettere uno specchio a terra, come ha fatto il giovanissimo Emilio Vedova, comunque l'immagine che l'uomo ha di sé, nella pittura, è comunque truccata, verità illusoria, nicciano gioco a rincorrersi, molto più vicino ai miasmi pericolosi della psicanalisi freudiana. Lo ha intuito uno psicoterapeuta-pittore come Di Benedetto, richiamando la memoria sui versi di un poeta come Arthur Rimbaud, Je est un autre , io è un altro, che non a caso rifugge dal fascino della pittura iconografia dell'autoritratto : l'io non sono più io , liberato da se stesso, geloso di interpretare nell'arte molte vite.
Una realtà intersoggettiva, comunitaria che funziona molto meglio di tanti discorsi iconografici e iconologici, biografici sull'identità dell'autore di un quadro, e il poco indagato confronto tra l'io e gli altri, stile, anima, a tu per tu. Non ancora sarebbe il titolo appropriato per riassumere tutti i suoi quadri ... e quelli a venire ! Stante a significare che l'immagine non ha ancora raggiunto la sua totale pienezza espressiva, e le implicite valenze evocative atte a liberare quelle Entità archetipe inconsce. Gli interrogativi sono ancora molti e inquietanti, pari alle stesse sue emozioni informali, come sempre è Picasso a dare il tocco di genio che abita in noi : aveva intuito che l' diverrà il truccatore e lo struccatore, lo stuccatore dell'arte moderna, serissimo attore che esprime
se stesso, uomo : Io, altri e l'arte.
Di complice partecipazione emotiva, le immagini pittoriche di Gilberto, continuano a identificarsi come figure iconografiche ... Immagini quasi figurali nella percezione comune visionaria di figure con l'esigenza che qualcosa da loro emerga, presenze senza quasi esserci forma, loro progettualità compositiva e ironicamente sottoposte ad uno sguardo che le restituisce come residuo indistinto, a giusti rapporti tra materia e tensione emotiva, forza implosiva ed effusiva, reattive e metamorfiche.
I concetti conservano sempre un legame con le immagini da cui, per cosi dire sono emerse, a conferma di un atteggiamento radicalmente rispettoso nei confronti di ogni riduzione della vita simbolica a modelli di interpretazione causale. Se Gilberto si fosse fermato alle emozioni, forse sarebbe stato prigioniero dei contenuti dell'inconscio.
E non è un caso che, alle dominanti archetipe intersoggettive, egli abbia dato nomi fortemente evocativi. Non si tratta di concetti drammatizzati, quanto di esperienze originarie. Non solo la visione interiore, ma spesso anche il gesto precede il pensiero. Un suggestivo repertorio di opere per
compiere un processo di rimitizzazione e prendere sul serio le figure dell'inconscio, riconoscendo loro la qualità di interlocutori. Ogni quadro un'avventura, la riduzione dell'uomo alla maschera, lo svuotamento progressivo dell'interiorità a favore dell'immagine. E anche il tema della memoria, tanto che si incrocia con quello dell'alterità.
E' incredibile per chi si occupa d'arte, ritrovi tra nomi d'eccezione i versi di un poeta francese, adolescenziale quanto sovvertitore di verità e luoghi comuni come < Interpretando non si resta soli >, ed anche declinazioni diverse della stessa nozione di verità, che tende sempre più a coincidere con una realtà intersoggettiva, comunitaria, riferibile solo alle stanze dell' profondo umano.
Così è ascoltare gli altri per potere essere io . Questa dimensione dell'ascolto reciproco .Quello
del cuore, con i suoi silenzi parlanti ... e l'ascolto esterno, per capire se stessi, declina per Di Benedetto un transfert-trascendente, una trance di trasporto : l'essere, l'apparire, la verità e le maschere ; l'arte e il suo consumo pubblico si fanno facilmente metafora. Questo apparente
suo sacrificio della soggettività, diventa la condizione indispensabile per affermare la necessità di un percorso e di un obiettivo condivisi. Questa sua dimensione dell'ascolto reciproco, in un contatto continuo, fra l'arte e la sua lettura - tra chi dà e chi riceve - senza nessuna messinscena, richiede sensibilità e senso di civiltà nella conversazione, che impone le proprie regole : attenzione, concentrazione, fede e attesa. Il della comunicazione, getta lo scandaglio nel lago più
profondo del fruitore. La dialettica tra individualità e umanità, fra autonomia e affinità e omogeneità nelle qualità reciproche in sintonia.
Sembra quasi porsi come il paradigma di una cultura ideale, con l'immediata percezione della differenza tra cultura ideale e cultura reale. Tale controllo è difficile per chi è portato a considerare
al proprio posto il proprio . Non c'è pittore, sia pur nel controllo della propria professionalità,
che quando ha iniziato a dedicarsi alla tavolozza e al cavalletto, non abbia pensato di diventare un genio, soprattutto in un Paese come l'Italia, che nelle proprie scuole di formazione, nelle Accademie, ora anche nell'Informatica, coltiva il mito del , del genio precoce, dell'artista incompreso. E quanto l'accumulo della disillusione dei mancati solisti del pennello, sia personalmente frustrante e socialmente paralizzante. Quando l' di un pittore si trasformi in epidemia che contagia gli . Perché l'arte, in genere, è una disciplina regolata dal più palese principio gerarchico, quello della qualità. Si vede e si sente. Non si può per esempio nella musica, raccontare a parole, ma si intende perfettamente. L'abbaglio accecante per un artista è dilatare il proprio io, nel più irrefrenabile dei propri deliri di onnipotenza.
Ogni quadro è un'esibizione, un confronto, l'attesa di un giudizio. Mentre il gesto della mano può impressionare gli osservatori, la qualità dell'esecuzione, vale a dire, l'aspetto del dirigere l'impianto
della composizione è indipendente da ciò che l'artista fa credere ai presenti.
Dice Di Benedetto : il primo passo per dipingere bene è ... un passo indietro ! .
Ascoltare gli altri , nel presente come nel passato, le mille voci che animano il proprio sé profondo, per capire se stessi. Per potere , forte espressione di vita interiore.
L'incredibile percorso pittorico dello psicoterapeuta - pittore, mostrano la straordinaria capacità
di penetrazione, di svelare gli aspetti inediti e profondi della personalità informale nell'astrazione del sé individuale, al tempo stesso persino rivelatore di dinamismi e transfert esterno degli infiniti soggetti vitali, abitatori dell'animo umano, Anime spogliate e pronte con la compostezza dello spirito classici più puro ... Il miracolo, nella semplicità dell'astrazione rivelata, il potere del risveglio creativo dell'Assoluto filtrato nel relativo umano, aspirazione all'ascesi di una scala occulta di energie delle sette note.

ALFREDO PASOLINO
Critico internazionale e storico dell'arte (2009)



(P.S. : le diapositive a colori a corredo dell'articolo sono disponibili on line, presso il gallerista-pittore www.ipnoionoterapia.com digitare il link hypnos)

andrea ha detto...

Roma, 25 giu. (Adnkronos) - Il 'mistero' che ruota intorno a 'Michael's Gate', il quadro del celebre pittore Hypnos ha incuriosito a tal punto una major di Hollywood da condurla a decidere di acquistare dall'artista i diritti di sfruttamento dell'immagine per una cifra milionaria.
Questi i fatti raccontati dallo stesso Hypnos, al secolo Gilberto Di Benedetto. Durante un casting cinematografico commissionato da una nota società di produzione americana (di cui per contratto l'artista non può rivelare il nome), tenutosi a Roma in un rinomato hotel della capitale, alcune candidate al ruolo di protagonista, in attesa di essere esaminate, si sono inspiegabilmente soffermate come in trance di fronte ad un quadro esposto nel salone dell'albergo.
L'executive producer del film, incuriosito dall'insolito evento, ha cercato di indagare sull'origine del quadro. Così ha chiesto al direttore dell'albergo. Questi gli ha così raccontato che un quadro identico era andato perduto in un incendio doloso trent'anni anni prima in quello stesso hotel. Un'opera che sembrava avere poteri paranormali, tali da prevedere gli eventi futuri tramite l'osservazione da parte di persone evidentemente dotate di sensibilità extrasensoriali. L'anziano direttore ha poi aggiunto che, navigando su internet, aveva scoperto che in una seduta spiritica avvenuta circa dieci anni prima a Roma, un medium pittore aveva misteriosamente riprodotto l'esatta copia di quel dipinto.
A seguito di questa rivelazione il direttore ha spiegato all'executive producer di aver deciso di contattare il pittore (ignaro naturalmente del precedente quadro) ottenendo di poter esporre il suo quadro nei saloni dell'hotel. E' così che poi il produttore è entrato in contatto con Hypnos vevendo a sapere così da lui che 'Michael's Gate' è un'opera eseguita al buio durante l'esperimento medianico avvenuto dieci anni prima.
Il titolo iniziale dell'opera era 'Vento Rosso', ma poi, come ha raccontato all'Adnkronos Hypnos, al secolo Gilberto Di Benedetto, è divuto 'Michael's Gate' per un sogno. "Una notte ho sognato che l'Arcangelo Michele distruggeva con la spada tutte le negatività che per me sono ora imprigionate in questo quadro".
In dieci anni, sono state registrate decine di testimonianze riguardo gli inspiegabili e misteriosi effetti che colpiscono chi osserva il quadro con una certa concentrazione. A tutt'oggi, secondo alcuni esperti, sembra che l'opera 'Michael' Gate' sia una sorta di interruttore che mette in contatto alcune persone con il loro inconscio.
Perché 'Michael's Gate' è così potente? "L'inconscio - spiega Hypnos che, oltre ad pittore, è uno psicologo e psicoterapeuta che esercita attraverso l'ipnosi da trent'anni - parla e reagisce con immagini e la percezione di queste ultime è una prerogativa dell'emisfero destro. Man mano che un monoideismo coinvolge la nostra attenzione, le facoltà logico-razionali abbassano la guardia".
Nelle terapie ipnotiche, prosegue, "il monoideismo è spesso concretizzato in una o più immagini. L'immagine mentale è talmente efficace che si è potuto osservare come le aree cerebrali che si attivano durante un movimento reagiscono nello stesso modo anche quando ci limitiamo ad immaginare quella determinata azione".
Ed ora da 'Michael's Gate' e dal mistero che la circonda potrebbero prendere origine un ambizioso progetto cinematografico. Per il momento, però, la società di produzione americana si è aggiudicata solo i diritti di sfruttamento dell'immagine per una cifra a sei zeri. Il resto è ancora di là da venire.

andrea ha detto...

E' italiano il quadro con la prima firma genetica
Si tratta di "Michael's Gate" opera del pittore Hypnos. In un blister il Dna dell'artista milanese
Pubblicato il 13/09/11 da TMNews in Cronaca| TAGS: milano
FacebookTwitterWindows LiveMilano, 13 set. (TMNews) - Da oggi sarà più difficile falsificare un opera d'arte. Il pittore italiano Hypnos, al secolo Gilberto Di Benedetto, ha presentato una sua opera denominata "Michael's Gate" che sul retro contiene un blister denominato Dna-artfirm che contiene sostanze biologiche con il Dna dell'artista e che, posto dietro al quadro, rappresenta la firma biologica dell'artista. Una firma praticamente impossibile da copiare.

"Ho avuto quest'idea - ha raccontato Hypnos - perché con il crescente successo delle mie opere mi sono stati segnalati in giro quadri che io non ho mai realizzato ma che portavano la mia firma. Ho pensato quindi di far realizzare la mappatura del mio codice genetico, e di ideare un contenitore con i miei liquidi biologici da apporre dietro ai miei quadri quale ulteriore certificato di garanzia dell'autenticità dell'opera. Ogni Dna, come noto, è diverso dall'altro, da qui l'idea di portare nell'arte questa possibile ennesima tutela della proprietà intellettuale".

A sostegno di questa novità, che è stata già sottoposta dal pittore ad alcuni membri del Parlamento, interviene anche il presidente dell'Istituto europeo delle Politiche culturali, Andrea de Liberis, perito d'arte di fama internazionale: "Questa è una vera rivoluzione copernicana per noi periti d'arte, geniale e anche utile a tutelare gli artisti in maniera veramente efficace. Quale presidente dell'Istituto Europeo - ha annunciato de Liberis - mi farò promotore presso il legislatore di una proposta per costituire una banca dati con le firme biologiche degli artisti".

andrea ha detto...

di chi gioca a pokerCronacaM
ilano, 6 nov. (Adnkronos) - Si chiama Michael's Gate il nuovo santino porta fortuna dei giocatori di poker. Michael's gate e' un opera d'arte eseguita dal noto pittore Hypnos ed e' stata scelta dalla Fpdi ( federazione poker dillettantistico Italiano) quale immagine portafortuna dei giocatori di poker.

''Mi veniva da tempo segnalato da alcuni miei associati che molti giocatori di poker usavano portare addosso ( durante i tornei di poker) questa sorta di santino raffigurante un quadro del noto pittore hypnos", ha dichiarato il presidente della Fpdi Vincenzo Cedro. "Incuriosito da questa usanza sono riuscito per mezzo di un amico ad entrare in possesso di una di una foto del noto quadro, e ho iniziato a portarmela addosso durante le partite,suggestione credenza non so che cosa vincevo di piu'' quando tenevo in tasca questa foto. I vertici della federazione hanno deciso di regalarlo come gadget ai nuovi associati come segno di benvenuto''.

Sin dall'antichita' la superstizione gioca un ruolo fondamentale in coloro che credono nella scaramanzia, ovvero che mettono in atto riti particolari o si astengano dal fare una certa cosa in determinate situazioni, e cio' avviene in tutti gli aspetti della vita delle perone superstiziose, dunque ha influenza anche sul gioco d'azzardo. (segue