lunedì 19 ottobre 2009

Hypnos visto da deliberis


Dopo moltissimi anni di astinenza, cioè dagli anni 70’ e 80’ la cultura italiana deve riscoprire quali nutrimenti vitali dell’arte, la pittura cosmica erede del surrealismo storico. Solo l’editoria più attenta ha presentato testi di questo movimento che non si è mai definitivamente compiuto, mentre invece è presente nella elaborazione critica soprattutto svolto dagli studiosi stranieri.
Già il surrealismo è stato mal collocato nel panorama artistico italiano e la cultura italiana ha sempre scartato il nodo di relazione per una lettura profonda di questa corrente e della sue motivazioni, nonché degli sviluppi in chiave estetica.
Nella ricerca del Di Benedetto l’arte cosmica è intesa come scontro di energia e di forze vitali, che si realizzano attraverso un impeto gestuale con il segno dei vortici; vi è uno sforzo notevole per una rilettura problematica delle motivazioni e dei fatti che hanno indotto l’artista a seguire questo percorso, per cui l’analisi delle opere deve limitarsi ad omologare una interpretazione del surrealismo in chiave psicologica.
La via seguita dal Di Benedetto è perciò quella di sviluppare non solo una analisi puramente stilistica, ma un operazione tendente ad isolare il valore dell’arte quale strumento interattivo, che ci risulta in definitiva non bene precisato e che provoca raccordi tra la pittura del surrealismo e l’arte cosmica incentrandosi sulla necessità dell’attrazione quale forma scatenante la ipnosi.
Come Freud aveva rinunciato all’ipnosi a favore delle libere associazioni del proprio lavoro di analisi, così Di Benedetto subordina l’automatismo e la stessa creazione artistica alla immaginazione dei vortici e del colore volti invece all’ipnosi, cioè all’attrazione incosciente delle proprie opere.
Questa è una facoltà che nasce proprio dall’opera d’arte del maestro, la quale servendosi dell’immaginario cosmico riesce a provocare quell’automatismo teso a condurre il suo scandaglio nel dominio sconosciuto dell’inconscio.
L’opera d’arte perciò si pone quale forza attiva che si lascia sedurre dall’osservatore, ma che poi riesce penetrare nel profondo inconscio ed a turbarne la nostra psiche.



Andrea De Liberis

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